“La storia dell’arte ci ricorda i Capitelli in stile dorico, ionico e corinzio invece oggi nella modernità troviamo quelli nelle varie sfaccettature politiche di destra e sinistra passando per le civiche con l’unica certezza non modificata nel tempo cioè la funzione di sostegno. Il sostegno moderno è al Sindaco Di Muro sorretto o meglio salvato, come ha constatato l’opinione pubblica attraverso la stampa, dal consigliere Graziano e dal prossimo ingresso di un nuovo componente del PD in consiglio, rispettivamente attraverso le dimissioni dei sig. Gerardo Capitelli (FI) e Giuseppe Russo (PD). Una brutta pagina per la politica tutta che qualcuno ha inteso accostare ad un teatro dimenticando che in questi luoghi si recita e si interpretano varie forme di arte che sinceramente in questa storia sammaritana molti non vedono. Potrebbe accomunare il pubblico, la gestualità, la variabilità di parole ed argomenti ma sicuramente in teatro ascolteremmo lo scroscio degli applausi mentre nella brutta storia sammaritana volerebbero sicuramente fischi. Noi che interpretiamo i veri valori di Forza Italia ci rifiutiamo di associare questa vicenda al teatro e a qualsiasi altra forma artistica-culturale oppure alla politica con la P maiuscola quella fatta di pensieri, idee, di trasparenza, di duro scontro con alla base ideali di libertà, gli stessi ideali che mi impongono di denunciare questa pagina orrenda per una Città storica come la nostra.
Dietro le quinte, riferiscono, si è svolto un altro atto della commedia all’italiana dove autorevoli personaggi della vita politica sammaritana hanno cercato di dar vita ancora ad un’altra compagine con elementi già qualificatisi come contrari alla defenestrazione della giunta Di Muro. Fortunatamente per i partiti, i movimenti e le associazioni civiche determinati personaggi come questi rappresentano la minoranza, le cui azioni sono interpretabili a titolo unicamente personale. Personaggi che non hanno neanche l’onestà intellettuale di esprimere chiaramente le loro volontà, legittime, di sostenere un Sindaco per questioni da noi già ampiamente affrontate.
Su un altro palcoscenico sono stato definito “l’Alfano” sammaritano dal soggetto che nell’inconscio freudiano si è voluto paragonare al Presidente Berlusconi senza averne indubbiamente le capacità, dimenticandosi che nel suo lungo silenzio nelle sedute del consiglio comunale non ha voluto condividere con il sottoscritto l’esecrazione per il pubblico sperpero economico operato dai suoi colleghi consiglieri nelle commissioni ed il cui lavoro ancora non è dato sapere alcunchè. Forse sarebbe stato meglio paragonarmi al “grillo parlante” di collodiana memoria.”