Aumentano dal 2016 le aliquote IVA oggi al 22% e 10% in base alla Legge di Stabilità 2015. E’ previsto un incremento spalmato, rispettivamente, in tre e due anni. Dunque, se ad esempio l’aumento fosse di un punto percentuale per ciascun anno, nel 2018 l’IVA ordinaria arriverebbe al 25%. Si tratta di una delle misure inserite nel capitolo relativo alle “ulteriori misure di copertura”. In realtà l’articolo 43 della bozza della Legge di Stabilità per ora non precisa l’entità degli aumenti percentuali dell’imposta, ma solo che sarà automatico a partire dal 2016. Situazione economica peggiore del previsto nella nota di aggiornamento al DEF dove l’Italia rivede al ribasso le previsioni di crescita e rinvia al 2017 il pareggio di bilancio. Inoltre per assicurare il raggiungimento degli obiettivi viene prevista appunto una clausola di salvaguardia nella Legge di Stabilità 2015 che agisce sulle aliquote IVA. Infatti si legge “nella Legge di Stabilità 2015 è ipotizzata una clausola sulle aliquote IVA e sulle altre imposte indirette per garantire il raggiungimento dell’obiettivo di Medio Termine per un ammontare di 12,4 miliardi nel 2016, 17,8 miliardi e 21,4 miliardi nel 2017 e 2018”. La clausola, inserita nella parte del DEF dedicata alle raccomandazioni UE, ha quindi lo scopo di rassicurare l’Europa sul rispetto dei vincoli di bilancio. Non ci sono altre precisazioni su come sarà modulato l’eventuale intervento sulle aliquote IVA. C’è invece una stima dell’impatto che la misura avrebbe sulla crescita: 0,7 punti di PIL in meno nel triennio 2016-2018, consumi e investimenti in calo di 1,3 punti percentuali, sempre nel triennio. Quindi mentre da un lato si cerca in teoria di finanziare la riduzione della pressione fiscale, compensando 18 miliardi di tasse, dall’altro non si favoriscono i consumi in quanto l’eventuale aumento dell’IVA andrebbe a pesare su tutti i contribuenti italiani indistintamente. Per quanto riguarda i conti, la nota di aggiornamento al DEF rivede al ribasso il PIL 2014 a -0,3% contro il + 0,8% previsto ad aprile. Il deficit è al limite del 3%, tetto massimo previsto dal Patto di Stabilità europeo, sopra il quale rischiano di scattare nuovamente procedure d’infrazione che, in un momento recessivo, avrebbero un pesante impatto sui conti. Il Documento di economia e finanza sottolinea la gravità della crisi e insiste sulla necessità di politiche espansive.